“L’ho abbracciata: piangeva, e a un certo punto mi ha detto che l’unica vittima dei suoi inganni era lei stessa”
Possiamo dire davvero di conoscere chi ci sta vicino? Possiamo dire davvero di conoscere noi stessi?
Hattie Hoffman sembrava una diciasettenne come tante, ottimi voti a scuola, la prima della classe, colei che otteneva sempre il ruolo della protagonista alla recita scolastica, di buona famiglia, con il sogno di fuggire da quella piccola cittadina di provincia per vivere i suoi sogni nella Grande Mela. Ma il futuro che i genitori sognavano per lei era ben diverso, un futuro che a Hattie non è stato concesso.
Viene, infatti, ritrovata morta una sera dopo la recita scolastica, iniziano le indagini ed il mistero di infittisce e forse Hattie non era esattamente la persona che tutti credevano, nessuno aveva capito chi fosse, la famiglia, le amiche, gli insegnanti, Hattie era un’attrice straordinaria.
Una narrazione a tre voci che attraversa la vita della protagonista, dall’inizio del suo ultimo anno scolastico, con i racconti di Hattie e di Peter, il professore di Lettere ed insegnate di Teatro, sino ai momenti successivi, al “dopo”, al momento delle indagini, con la narrazione da parte di Del, lo Sceriffo e amico della famiglia di Hattie.
Un racconto semplice e lineare in cui è molto importante prestare attenzione non tanto alla trama in sé, ma alla protagonista, a ciò che nella sua sfera di adolescente scopre in merito a sé stessa, ai suoi desideri e riguardo a ciò che ha sempre portato avanti nella sua vita: indossare una maschera, ed è proprio lì che l’autrice ci vuole portare.
Ci porta a scoprire una protagonista è sempre stata ciò che gli altri volevano che fosse (“Everything you want me to be” è il titolo americano).